Banditore.
Uno dei mestieri ormai scomparsi è senza dubbio quello del banditore (in sardo "su bandidori").
Un tempo per le vie del paese, si poteva ascoltare il richiamo degli ambulanti, che propagandavano
merci sia in acquisto che in vendita: chi ha uova da vendere, chi ha da vendere olive, ecc.
In passato era frequente imbattersi per strada il banditore, che annunciava, accompagnato
dallo squillo di una trombetta, l'arrivo al
mercato del pescivendolo, del fruttivendolo, o anche l'arrivo dell'arrotino per la molatura di
coltelli, forbici e attrezzi da lavoro o del venditore di vestiti.
Fino agli inizi del '900 gran parte della popolazione meridionale era analfabeta e quindi non era in
grado di leggere né ordinanze né manifesti, per questo, fino alla fine degli anni '60-70 le
Amministrazioni comunali si servivano di un banditore per comunicare ai cittadini eventi,
ordinanze e notizie riguardanti la vita del Comune.
Il banditore nei tempi passati oltre a proclamare pubblici bandi, ordinanze, pubblicizzava al popolo
le merci che i cittadini mettevano in vendita.
Su bandidori era in pratica l'equivalente di ciò che è oggi il giornale del mattino, il gazzettino per chi ascolta
le radio locali, insomma il notiziario. Ma era anche un uomo che girava per le strade con una trombetta
e comunicava a chi voleva sentire le novità del paese. Cominciava dalla periferia, dove solitamente ci si
sveglia prima, gli altri potevano aspettare. Da lì risaliva, percorrendo il paese a cerchi concentrici,
fino a quando, verso mezzogiorno, si avviava con la sua trombetta sotto braccio verso la porta del Municipio
per rendere conto del lavoro fatto e attendere nuove disposizioni, magari per l'indomani.
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Banditore nel marzo del 1958 mentre annuncia con la sua trombetta la mostra di Costantino Nivola a Orani. |
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