Acconciacocci.
L'acconciacocci (in sardo "s'acconciacossu") era uno dei mestieranti più sfortunati del paese come poteva notarsi dai suoi calzoni a toppe, e dal suo abbigliamento, che una volta doveva essere una specie di cacciatora.
In realtà quello dell'acconciacocci non era un mestiere limitato. Insieme al trapano a mano di legno, che egli reggeva sempre sulle spalle, come a controbilanciare la sporta degli attrezzi che teneva dietro le spalle, manteneva anche una pietra molare di forma cilindrica per aguzzare coltelli e forbici.
Egli riparava cocci di piatti, di pentole, di vassoi o d'altri recipienti in ceramica e terracotta rotti. Da figura di artigiano ambulante quale era, andava casa per casa, si siedeva per terra, appoggiava sulle gambe i frammenti da racconciare, puntava il trapano a mano, girava, rigirava, praticava i fori necessari, inseriva dentro il fil di ferro, riuniva con una tenaglina i due capi, li ritorceva, ripianando le commessure ed i vuoti con cemento impastato con latte (che diventava una colla eccezionale): artigiano abilissimo, che con pochi centesimi consegnava nuovo fiammante un oggetto che altrimenti sarebbe finito nella spazzatura. Infine all'occorrenza l'acconciacocci si prestava anche a riparare gli ombrelli. |
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Acconciacocci negli anni 50 durante la foratura col trapano a mano di una brocca in terracotta per la sua riparazione. |
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